(in latino, ‘limite’,‘confine’) era la linea artificiale che segnava il confine dell’Impero romano.
Originariamente la parola limes indicava le strade che si spingevano all’interno di territori di recente conquista, come nel caso del limes germanico augusteo, che correva lungo le rive del fiume Lippe, presidiato da numerosi forti ausiliari e fortezze legionarie, nella costituenda provincia romana di Germania.
Il pay off ‘tra superficie e sottosuolo’ fa riferimento alla lettura di ‘Memorie dal sottosuolo di Dostoevskij che ha lanciato le basi per una riflessione. Lo scopo di Limes è quello di guardare ai limiti come ad una ramificazione del proprio essere, a una possibilità di guardare la realtà come una moltitudine di interpretazioni. Limes mira ad andare oltre ciò che sta in superficie, come i preconcetti sociali che plasmano inevitabilmente la società, e pertanto anche la città stessa.
Il nostro progetto nasce dalla necessità di comprendere approfondimante la società e i preconcetti che la modellano. Si tratta di un’indagine di tutto ciò che è invisibile all’interno della società, ma che inevitabilmente ne plasma la natura e ne costituisce le fondamenta.
Il titolo “ tra superficie e sottosuolo” fa riferimento a cio che è visibile e a ciò che invece non si vede ma che costituisce la radice dei comportamenti umani, della gerarchia sociale e della stratificazione non omogenea di una città.
Il limes, nonchè linea immaginaria che segnava il confine con l’impero romano, diventò anche un limite fisico, una linea di difesa dall’esterno e non solo linea da oltrepassare.
L’obbiettivo è quello di rendere i limiti fisici della città punti simbolici di riflessione sul concetto stesso di limite, inteso non più come linea divisoria da superare ma come luogo da percorrere e da vivere all’interno della città.
Il limite assume così dignità propria in una nuova identità, che lo vede ponte di una separazione sociale invisibile.
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